Spazio allo sguardo: offrire una pausa ai nostri occhi come pratica di cura quotidiana

27.07.2022

Come stanno i tuoi occhi?

Sentirli stanchi e affaticati a fine giornata è un segnale importante di cui il MOVIMENTO SOMATICO ci suggerisce di prenderci cura di una parte del nostro sistema sensoriale e percettivo fortemente collegata al nostro sistema nervoso (che come potete facilmente intuire in questo ultimi due anni è stato parecchio messo alla prova, in una montagna russa dalla quale spesso può essere difficile scendere). 

Ma tornando a noi e ai nostri organi-occhi, pensiamoli innanzitutto come porte strettamente comunicanti con il nostro sistema nervoso centrale (il cervello, insomma). Cosa ne deriva? Numerose e varie conseguenze, tra cui la possibilità molto vicina alla certezza che un'iperstimolazione visiva possa influire sul nostro stress e rendere più complesso rilassarci anche quando ne avremmo la possibilità. 

Probabilmente non è scontato soffermarsi a riflettere su questa consapevolezza, ma il mondo odierno ci ubriaca costantemente di stimoli. Talmente tanto e spesso che di frequente è solo dopo una diminuzione degli stimoli a cui siamo sottoposti (per esempio dopo una giornata o più nella natura), che tornando al quotidiano ci rendiamo conto con fastidio del caos sensoriale che ci rincorre. Questa dinamica riguarda in realtà stimoli soprattutto visivi e uditivi, di cui parleremo nelle prossime settimane. 

Tornando ai nostri desiderabili quadratini tecnologici, aggiungiamo anche questo. Ovvero la differenza percettiva tra guardare il vostro monitor e affacciarvi alla linea aperta dell'orizzonte, dalla riva del mare, così come dalla di una collina. Anche solo al pensiero potreste sentire un respiro diverso negli occhi. 

Il consiglio è quindi questo: regalate al vostro sguardo pause possibili alla finestra o anche alzando gli occhi verso il cielo. Fatelo permettendo allo sguardo di non guardare, fatelo immedesimandovi nello sguardo dei gatti che mentre osservano noi, abbracciano contemporaneamente tutta la stanza; fatelo mentre le vostre pupille galleggiano nel liquido che le avvolge e le protegge. Lasciate che la visione esterna entri, accoglietela e fatele spazio, anziché chiedere all'occhio di focalizzarsi su un elemento di specifico. E mentre lo fate continuate a respirare, per un minuto, due, cinque; senza aspettative né desideri precostituiti, lasciando fluire pensieri, sensazioni, emozioni, immagini. 

Cosa sentite cambiare nel corpo? Prendetene nota e se volete, condividete. L'esperienza di ognuno/a arricchisce il percorso di tutti/e.